Alle 7:50 tutti noi di prima D e prima E ci siamo ritrovati a scuola; mentre aspettavamo sotto il portico, con gli ombrelli, le altre classi salivano in classe per fare lezione: ci siamo sentiti molto fortunati!

Poi ci siamo avviati e, mentre parlavamo, alcuni hanno alzato troppo il volume della voce e si sono beccati qualche rimbrotto. 

Comunque, la camminata non è stata faticosa ma, anzi, interessante perché abbiamo avuto occasione di vedere vie dove non eravamo mai andati; è stato anche divertente perché abbiamo scherzato con i nostri compagni.

Arrivati in stazione, abbiamo aspettato il treno, nel frattempo, parlavamo e ridacchiavamo; poi, alcune ragazze hanno avvistato il “Trenino Thomas”! 

Quando finalmente è arrivato il nostro treno, siamo saliti e ci siamo accomodati ai posti a sedere lieti di poter finalmente giocare a carte, chiacchierare e scherzare insieme.

Per qualcuno è stato il primo viaggio su rotaie e quindi è stato emozionante (passato il primo momento di paura perché pensavano che il mezzo andasse molto veloce)…

Arrivati a Cividale, siamo scesi dal treno e ci siamo messi in fila per raggiungere il museo.

Pioveva, purtroppo, così non abbiamo potuto osservare con calma i moderni edifici vicino alla stazione e nemmeno goderci il percorso ammirando le antiche costruzioni e i monumenti che abbiamo solo intravisto.

Arrivati al museo, siamo stati divisi in due gruppi di pari numero e abbiamo cominciato la visita (Museo e poi Tempietto o viceversa).

Ci siamo tolti le giacche, abbiamo depositato gli zainetti nell’apposito guardaroba, preso il quaderno per gli appunti e siamo saliti fino al museo vero e proprio. 

Qui ci siamo seduti ‘in cerchio’ e abbiamo incontrato la nostra guida Ali che è una archeologa, con lei abbiamo parlato dei Longobardi: ci ha fatto un bel po’ di domande e così abbiamo ricostruito la loro storia. 

Questa popolazione arrivava dal nord, da quelle zone che ora si chiamano Norvegia, Finlandia e Svezia nella Penisola Scandinava; inizialmente sono stati in Pannonia (l’odierna Ungheria); poi sono entrati in Italia (guidati da Alboino nel 568) dalle Alpi Giulie e la prima città che hanno trovato è stata Cividale: all’epoca si chiamava Forum Julii ed era romano-bizantina, perché l’impero Romano d’occidente era finito nel 476.

La nostra guida ci ha subito avvisato che quasi tutto quello che abbiamo dei Longobardi è stato trovato nelle loro tombe e quindi nei cimiteri cioè nelle Necropoli.

I morti venivano seppelliti fuori dalle mura della città per diversi motivi. Il primo era per credenze religiose, il secondo perché le tombe avrebbero occupato troppo prezioso spazio all’interno delle città e poi perché la decomposizione non profuma! 

Le Necropoli erano ordinate per file e i cadaveri erano sepolti con il volto rivolto a est per augurare buona rinascita ai deceduti. 

Proprio per questo, assieme al corpo, i Longobardi mettevano molti oggetti che ritenevano potessero essere utili nell’altra vita.

Purtroppo, però, la maggior parte dei manufatti, con il tempo, si decompongono a eccezione di metalli (oro, rame, ferro…), ceramiche, pietre, vetro e ossi animali e infatti abbiamo visto solo oggetti di questi materiali. 

Tutti i sepolcri che abbiamo guardato (i cui resti erano raccolti in teche che descrivevano cosa era stato trovato e dove) provenivano da famiglie ricche o ricchissime, perché solo loro potevano permettersi oggetti non deperibili.

In particolare ci siamo soffermati vicino a quelle di un uomo, una donna e un bambino. 

Nella tomba di una donna molto ricca c’erano un ago crinale (che serviva per tenere ferma l’acconciatura), una collana realizzata con pasta di vetro a non portavano collane, bracciali o anelli, perché la moda di questo tipo di gioielli si era diffusa in un secondo momento, quando le donne longobarde avrebbero copiato da quelle romane. Per chiudere i vestiti utilizzavano coppie di fibule a S (una sorta di spille) per comodità e bellezza.  

Usavano un coltellino per le attività quotidiane. Per pettinarsi, invece, avevano un pettine in ossa animali. Possedevano anche delle cesoie per tagliare. 

Un oggetto molto importante era un amuleto: un portafortuna molto personale. 

La seconda tomba era quella di un cavaliere.

Dentro c’era lo scheletro di un cavallo che era stato sacrificato in onore dell’uomo.

La guida ci ha detto che è rarissimo trovare un tale reperto, anche perché il cavallo era un bene prezioso e la famiglia doveva essere stata molto ricca per potersene privare.

Oltre al cavallo, c’erano delle punte di lancia o cuspidi di lancia o di freccia; spade (Spatha e Scarmasax – o, più semplicemente, ‘sax’) per infilzare o colpire; la parte centrale dello scudo(umbone), sporgente perché in quel punto viene inserita la mano e viene usato come protezione; cesoie; pettine; amuleto personale; fusaiola e fibbia. 

L’ultima tomba era quella di un bambino ricco (molto).

Non c’era nessun gioco ma una cintura con oggetti preziosi mai usati così che nella seconda vita possa diventare un cavaliere: speroni per dare colpi al cavallo e farlo andare più veloce; presa o impugnatura; cuspidi di freccia a coda di rondine; punte centrali sporgenti per lo scudo (umbone), fibbie; puntali; guarnizioni con la linguetta per la cintura; croce greca in oro… Grazie a questo oggetto abbiamo capito che la famiglia si era convertita al cristianesimo e doveva essere molto ricca, lo si intuiva anche dal fatto che gli oggetti evidentemente non erano mai stati usati ed erano di una magnifica fattura, per cui la famiglia doveva aver speso moltissimo per il corredo del loro bambino. 

Di seguito abbiamo fatto una caccia al tesoro nel museo. 

La guida ci ha divisi in gruppi e a ogniuno ha dato dei fogli con la pianta di tutte le stanze e un foglio con gli oggetti da trovare in ogni teca. 

È stato molto divertente ma anche complesso perché c’erano tante stanze e non si sapeva in quale andare.  

Poi, scaduto il tempo, non tutti avevano portato a termine la missione però una squadra aveva vinto un magnifico premio. 

Sicuramente, anche chi non ha vinto si è divertito perché e stata un’esperienza molto interessante e utile per imparare tanti argomenti nuovi, oltre al fatto che, per una volta, nessuna professoressa ci urlava di stare fermi. 

Successivamente, siamo tornati a riprenderci zainetti, giacche ed ombrelli per trasferirci al Tempietto Longobardo dove siamo arrivati con gli ombrelli bagnati dato che pioveva. 

Appena entrati, abbiamo subito notato che c’era un pavimento di vetro con sotto delle rocce, resti di un edificio antico; faceva un bell’effetto anche se qualcuno aveva paura di camminarci sopra temendo che si rompesse. 

Abbiamo pagato i biglietti e poi la guida, un’altra archeologa molto giovane, ci ha chiesto se avessimo già fatto merenda, visto che la risposta era negativa ed avevamo molta fame, ci ha permesso di accomodarci in una stanza di passaggio con due tavoli con due sedie ciascuno; ovviamente qualcuno ha dovuto sedersi per terra, ma ci siamo comunque sfamati e divertiti. 

Dopo aver mangiato quantità di cibo esagerate (dentro gli zaini di qualcuno, infatti, c’era tutto il frigo), la guida ci ha accompagnati in un’altra stanza, per arrivarci però bisognava fare quattro rampe di scale (anche se sembravano di più).

Qui abbiamo posato ombrelli, giacche, zaini e ci siamo disposti intorno ai tavoli, abbiamo mescolato la polvere di stucco insieme all’acqua e abbiamo successivamente versato il composto in degli stampi di silicone a forma di fiore o di grappolo d’uva o di foglie.

Una volta fatto ciò, abbiamo lasciato asciugare le decorazioni e poi siamo andati a lavarci le mani.

Poi l’archeologa ci ha portato nel Loggiato della Castaldia e ci ha spiegato un po’ della vita dei Longobardi. 

In seguito ci siamo recati in una stanza, una specie di reception, da dove si poteva accedere al tempietto. 

Prima di noi c’erano altri visitatori e, siccome non c’era abbastanza spazio per tutti, siamo usciti a guardare il Natisone: aveva l’acqua limpidissima, talmente tanto che nella cataratta diventava bianca e poi tornava al colore originale, un verde acqua. 

Nel fiume c’era una piccola isoletta, quasi invisibile, su cui era poggiata una paperella, ed io e le mie compagne ci divertivamo a vederla nuotare. 

La guida ci ha fatti rientrare e finalmente siamo andati a vedere il vero Tempietto Longobardo. 

C’erano due finestrelle ai lati opposti della chiesetta: una davanti e una dietro. 

Sotto quella davanti c’erano le decorazioni in stucco (come quelle che avevamo ricreato prima) e sei sante, tre da una parte e tre dall’altra. 

Il presbiterio, dalla parte opposta, era decorato con affreschi che rappresentavano diversi personaggi, tra cui Maria Maddalena, fra i pochi riconoscibili per via dei lunghi capelli; Gesù nella mandorla e una Natività con i Re Magi. 

Nel Tempietto sembrava tutto un po’ fragile specialmente le colonne e, infatti, la guida ci raccomandava di non toccare nulla e di non appoggiarci. 

Ci ha anche fatto notare alcune parti del Tempietto e ci ha spiegato che alcune lastre erano state riutilizzate dall’epoca romana. 

Terminata la visita al tempietto, siamo tornati di nuovo nella stanza dove avevamo lasciato asciugare le decorazioni e le abbiamo tirate fuori dagli stampi: alcune sono uscite bene, ma altre si sono rotte. 

Le abbiamo impacchettate con dei fogli di giornale, con una cura estrema per evitare che si rompessero e le abbiamo sistemate in uno scatolone che poi è stato portato a scuola. 

Ci siamo rilavati le mani e, finalmente, abbiamo pranzato esattamente dove avevamo già fatto merenda.

In seguito, siamo usciti dalla struttura e abbiamo fatto una camminata fino al Ponte del Diavolo. 

C’era una vista pazzesca sia per l’acqua, sia per le piante. 

Dopo aver visto il paesaggio fantastico che avevamo davanti a noi, siamo tornati fuori dal tempietto per ricongiungerci con l’altro gruppo. Loro però non avevano ancora mangiato quindi abbiamo li aspettati parlando e scherzando fra noi.

Poco dopo ci siamo rimessi in marcia, sotto la solita pioggia, diretti alla stazione.

Appena è arrivato il treno ci siamo sistemati e, ancora una volta, abbiamo passato il tempo raccontandoci storie horror, giocando e scherzando.

Arrivati a Udine, rapidamente siamo scesi dal treno e abbiamo raggiunto i nostri genitori che erano venuti a prenderci.

Che bella gita!